Ridevo al telefono con Giuly stamattina sul fatto che la ricerca di un pretendente, per alcune di noi, sembra essere diventata una specie di ufficio di collocamento. Deve avere determinate caratteristiche fisiche: alto a sufficienza da accoglierti tra le braccia, possente abbastanza per non essere tu quella che pesa più di lui, preferibilmente con ancora i capelli e sarebbe gradito munito di membro non ridicolo.
Poi lo cerchiamo con una istruzione, che di ignoranti, porco cane, ne è pieno il mondo. Sarebbe carino avesse dei gusti simili ai nostri ma anche degli hobbies diversi, così da imparare cose nuove.
Dovrebbe poi avere un lavoro, un lavoro dignitoso e che si adatti alle tue ferie eh, altrimenti viaggiare assieme è un bordello.
Una famiglia gradevole ma non troppo presente, che gli abbia insegnato il valore di fare le cose di casa e pure ad infornare una teglia di parmigiana. Uno che non sudi mentre si sfonda di mc Donald ma neppure uno che campi di tonno al naturale o durante il ciclo ti toccherà di ingozzarti di Nutella nascosta nello sgabuzzino.
Poi che si sappia vestire, apprezzi le arti, che piaccia a mamme ed amiche. Che sappia fare lavoretti in casa (si abbiamo tutte una sindrome di Elettra legata ad un papà Aggiustatutto che non ci fa bene) e che non abbia mogli, ex fidanzate, figli al seguito, debiti, polizia e spacciatori alle calcagna. Uno che non viva alla cazzo come un hippie ma che abbia una sua organizzazione e degli amici ma neppure che ci incastri nei suoi momenti liberi dopo il fantacalcio ed il paddle. E geloso, un pizzico qb.
Uno che sappia corteggiare e non sia frigido, che sappia trombare dignitosamente senza fronzoli. E che sia empatico, insomma lo deve capire quando abbiamo le palle in giostra. Preferibilmente gattaro ( ma quello è un plus) e soprattutto, soprattuttissimo lo vogliamo intraprendente. Oh santiddio quanto ci piacciono quelle robe folli che siamo state abituate a leggere e a vedere nei film.
Quelle piccole follie quotidiane che ti fanno dire: ma davvero lo ha fatto? Che ti regalino un momento da ricordare, qualcosa da raccontare che vadano aldilà della relazione mainstream.
Un ti vengo a prendere ora e scappiamo al mare, un ho voglia di vederti perché non vieni da me anche se siamo stanchi? Una scampanellata mattutina e lui che ti lascia il caffe e un bacio, un viaggio improvvisato per il tuo compleanno. Qualcosa che serve a farti capire che è disposto a fare di più, ad inventarsi di più, a stancarsi un pelino di più.
Insomma il nostro uomo ideale deve essere più o meno come una dipendente di Elisabetta Franchi. Però chissà come mai poi finiamo a frequentare persone che di queste caratteristiche ne hanno meno della metà.
Mancanza di forza lavoro direte voi. Non si trovano mica persone così e se ci sono, sono già belle e che collocate o non stanno con voi. NO. Errore. Alla fine nonostante abbiamo una lista di necessità, di condizioni e di richieste, andiamo a sbattere la faccia per una persona che non ha il CV che vorremmo. Funziona così, funziona tutto al contrario, come la casa del cappellaio matto.
Una sera incontri uno e per tutto il tempo ti ripeti che non c’azzecca nulla con te, che probabilmente neppure ti piace, che non hai manco tutta sta voglia di rivedere e poi, non capisci come, forse una parola detta al momento giusto, o una caratteristica che ti incuriosisce o una emozione che non provavi da tempo e ti si apre una voragine allo stomaco e ti ritrovi a sorridere quando ti scrive e mentre il tuo cervello ti dice di no, la tua pancia la zittisce e si gode il momento.
Sclererai, perché se avevi una lista di qualità e necessità vuol dire che ormai alla veneranda età di 40 anni sai cosa ti serve per stare bene ma che vuoi farci. Lui sa andare oltre e ora lo devi assumere. Ha sbarellato la concorrenza, ha dimostrato fedeltà all’azienda e sei pure quasi pronta a dargli una promozione.